Mi è stato chiesto un pensiero sulla figura del pittore Bertolito.
Io sono stato per circa 40 anni il suo medico, ma non mi sento assolutamente in grado di parlare della sua pittura.
Mi limiterò pertanto a raccontare due curiosi episodi, che ci riguardano e che allora mi procurarono una certa soddisfazione.
Un giorno mi trovo a passare davanti alla sede dove è il primo giorno di una sua esposizione, entro per curiosare e fra i tanti quadri esposti uno colpisce la mia attenzione. È presente la sua consorte alla quale chiedo di quel quadro. In breve decido di comperarlo. Verso quella stessa sera il Maestro entra nel mio studio e si dichiara entusiasta del fatto che io abbia comperato quel quadro. Mi confida che almeno dieci volte quel quadro era stato esposto e che, malgrado egli lo considerasse il migliore fra tutti, a nessuno era interessato.
Altro episodio: il pittore Luiso Sturla, mio vecchio amico per età e per vicinanza di quartiere (Ri basso) mi invita a visitare il suo studio. Mentre stiamo vedendo le sue opere dichiara di volermi regalare una sua opera.
Io avvalendomi della confidenza che c’era fra di noi, francamente gli dico: “Senti accetto volentieri la tua offerta soltanto se si tratta di un quadro che possa comprendere, non certamente uno di quelli astratti cui attualmente ti dedichi”.
Lui se la ride poi mi porta in un vecchio magazzino da cui tira fuori sei o sette vecchi quadri, antica maniera, io soddisfatto ne scelgo uno e me lo porto a casa.
Dopo alcuni giorni Bertolito è a casa mia per un parere medico e vede il quadro dello Sturla appeso, in mezzo alla tela un grosso fiore e sempre nel centro della tela, in stampatello è scritto IRIS, che può starci come nome del fiore e come titolo del quadro. Il Bertolito mi mette amichevolmente una mano sulla spalla e mi dice: “Tante, ma tante congratulatiun Sciù mëgo”.
