M. Canepa

Maura Canepa letta da Claudio Castellini

Maura Canepa rappresenta per noi un’opportunità.

Penso questo partendo dalla mia esperienza personale, che vede Maura presente nella
prima mostra che ho organizzato e sempre lei nella prima mostra che ho presentato,
confrontandomi con lo scoglio del parlare in pubblico.

In quelle occasioni, oltre ad affrontare le dinamiche organizzative di una esposizione
d’arte, ho avuto la possibilità di conoscere meglio l’artista, il suo modo di fare e intendere
l’arte. La sua esigenza di esprimersi in un dato modo, un linguaggio apparentemente
libero che rientra nel grande filone dell’informale.

Ho da sempre amato questo modo di fare arte, che se parte da dinamiche comuni,
evolve in molteplici linguaggi, sviluppati e fatti propri da ogni singolo artista. Allo stesso
tempo però ho sempre avuto riserve nei confronti del termine informale, che se è
adeguato al contesto in cui nasce sul finire degli anni ’40 del Novecento e alle esigenze
dei primi artisti che in questo modo scelsero di esprimersi, tende a ridurre ad assenza
di riferimenti figurativi un modo di fare arte che è invece ricco ed intriso di contenuti,
profondi, talvolta sofferti, mai scontati.

In quest’ottica Maura Canepa rappresenta una opportunità e certamente lo è stata
per me, perché mi ha permesso di fare quel passo in più dentro un linguaggio che per
essere compreso necessita di un piccolo sforzo che certamente può essere agevolato
dal confronto diretto con l’artista. Nella sua mostra che ho presentato nel 2016 al
Castello di Rapallo, penso di aver concluso il mio percorso nella comprensione di quel
linguaggio che tanto mi ha attratto e tuttora mi attrae. Grazie a lei ho avuto la possibilità
di sprofondare nelle dinamiche dell’informale, che è tutto tranne un modo di fare arte
rifiutando la forma, ma piuttosto il contrario. È infatti una ricerca della forma primordiale
di qualcosa, dell’energia che genera un pensiero. È la ricerca dell’essenza delle cose,
di ciò che i nostri occhi non vedono ma il nostro pensiero avverte, vive, isola attraverso
un’emozione. Non a caso in quella mostra concludevo la mia presentazione definendo
figurativa la pittura di Maura “nella misura in cui tutte le opere esposte rappresentano
l’essenza di un soggetto, sono Ritratti di un’Emozione”.

Penso possa esser facile per ognuno di noi provare a riflettere sulle sensazioni che
una qualunque esperienza fa scaturire. Penso sia altrettanto semplice renderci conto
di quanto non è invece facile trovare un linguaggio adeguato per descrivere quelle
stesse sensazioni, attingere ad un vocabolario che ci permetta di raccontarle in modo
adeguato. Qui esce il valore di un artista, che oltre ad aprirsi senza timore ad aspetti
del vissuto che troppo spesso non sappiamo focalizzare, riesce a tradurre il tutto in
immagini che sono il concentrato di esperienze interiori.

Maura Canepa è un’opportunità anche sotto un altro punto di vista, entro il quale è
caricata di una importante responsabilità: portare avanti la tradizione informale che ha
radici profonde nel nostro territorio. Proprio lei ci permette di mantenere viva l’attenzione
su questo linguaggio espressivo che possiamo considerare “di tradizione”. Il rimando ad
artisti liguri quali Fasce, Scanavino o il nostro amato Ugolini diventa naturale così come
a Sturla che con Maura ha da sempre avuto un rapporto di amicizia e reciproca stima.

Proprio ripensando a questi artisti e a come hanno affrontato il loro viaggio nell’informale,
non possiamo non renderci conto di come ognuno abbia saputo seguire una strada
propria, distinguibile attraverso linguaggi diversi, caratteristici e caratterizzanti, frutto di
personali ricerche e di personali diversità. Accumunati solo da una cosa: il coraggio di
guardarsi dentro e raccontarsi senza filtri, senza timori, senza inutili costruzioni.

In questa mostra, quelle che presentiamo sono opere recenti che Maura ha realizzato
prevalentemente nell’anno in corso. Non posso che sottolineare almeno due aspetti
che trovo particolarmente significativi: il primo, riscontrabile in due piccole opere che
preannunciano un progetto più articolato al quale stiamo lavorando e che auspichiamo
vedrà presto la luce, vede Maura avviare un processo inverso dove la pittura e il suo
supporto, tela o carta che sia, vengono deformati nel tentativo di ricostruire quelle forme
che in natura ne sono state fonte di ispirazione. Il secondo, riscontrabile ad esempio
nel ciclo Rurale, vede l’artista attingere direttamente ad elementi naturali, in questo
caso filamenti di palma, che per quanto ben riconoscibili perdono la loro identità per
trasformarsi in suggestioni diverse, in racconti nuovi.

Concludo rivolgendo un sentito ringraziamento ai soci di Tecnica Mista che hanno
collaborato alla realizzazione di questa mostra, alla Società Economica che questa
mostra ha reso possibile e ovviamente alla stessa Maura Canepa evidenziando come
ognuno, su fronti e con ruoli diversi, sia unito nel nobile fine di mantenere alta l’attenzione
su arte e cultura, portando avanti e dando continuità ad un discorso che ci auguriamo
non debba fermarsi mai.

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