Luigi Buder nasce a Taranto nel 1900.
Adolescente si trasferisce con la famiglia a Chiavari dove vivrà fino al 1984, anno della sua scomparsa.
Le notizie biografiche sono molto scarse e per lo più frutto dei racconti delle persone che in qualche modo ne hanno incrociato l’esistenza.
Sappiamo che fu autodidatta, che era intarsiatore e pittore, che sapeva suonare il violino e che si era dedicato al teatro, per il quale aveva scritto alcuni drammi – ne ricordiamo un titolo: Le peccatrici – rimasti per suo volere inediti. Un’esistenza che potremmo definire quantomeno riservata.
Va detto che Buder limitò molto i suoi rapporti preferendo intrattenerli solo con poche e selezionate persone nelle quali lui riponeva modesta fiducia o che, forse sarebbe più corretto, non temeva particolarmente.
Sicuramente questo suo approccio derivava da una serie di atteggiamenti dettati dal timore per il mondo esterno, abitato a suo parere da entità negative, talvolta definite radieri, in grado di interferire con la sua esistenza e i suoi pensieri.
Tuttavia, nonostante questa vita complessa e probabilmente aggravata con l’avanzare degli anni, Buder si distinse in diverse attività artigianali e artistiche per le quali fu molto apprezzato in vita ed ancora lo è da parte di collezionisti ed estimatori che con cura conservano il frutto della sua produzione.
Collaborò ad esempio con diversi mobilieri, decorando le loro produzioni con le tarsie, arte nella quale fu maestro. In questa mostra è esposto un comò, realizzato dalla falegnameria Zucchi di Chiavari nel 1954 e che è un ottimo esempio di questa sua collaborazione con gli artigiani locali.
Nell’arte della tarsia Buder si espresse realizzando numerosissime opere affrontando più temi: dalle scene di vita quotidiana alle nature morte, dai soggetti sviluppate su tematiche legate al mondo della musica a figure femminili, dai paesaggi a scene di epiche battaglie. Oltre alla notevole capacità sia compositiva che nella scelta dei soggetti, quello che va senz’altro rilevato è l’estrema precisione nella realizzazione di questi quadri, caratteristica questa che nel mondo dell’intarsio fa decisamente la differenza.
Analoghi soggetti Buder li trattò attraverso la pittura, ambito nel quale diede prova delle sue capacità anche esprimendosi attraverso soggetti astratti di rara bellezza e ordine compositivo.
In queste espressioni della sua arte, va senz’altro rilevato l’ordine, la precisione compositiva e realizzativa, la notevole scelta dei colori nei quadri come delle essenze e venature nelle tarsie e in generale, soprattutto dove i soggetti sono figure, una sua firma distintiva nel delinearne lineamenti e movimenti.
In ultimo, anche se in realtà si ritiene sia stato uno dei suoi primi impieghi, Buder si confrontò con l’arte della liuteria. Anche in questo ambito, dove capacità ed estrema precisione sono elementi fondamentali per una buona riuscita, Buder seppe dare ottima dimostrazione delle sue capacità. In mostra sono presenti due violini, entrambi datati 1934, uno dei quali è stato suonato durante l’inaugurazione a dimostrazione che, nonostante la datazione ed il fatto che per molti anni non sia stato suonato come dovrebbe succedere per uno strumento di questo tipo, la qualità è tale da permettere l’esecuzione di brani dopo pochi accorgimenti di accordatura e “riscaldamento” dello strumento.
Per questa esposizione si è scelto di non dividere l’allestimento in base alle diverse tecniche utilizzate, ma piuttosto in funzione delle tematiche affrontate.
Partendo quindi dalle sale di ponente e spostandoci verso lo scalone centrale di ingresso, troviamo le opere di impianto astratto, seguite da quelle dove la vita quotidiana è soggetto principale e quindi le opere dove gli elementi riconducibili al mondo della musica sono dominanti. Qui si è scelto di esporre due dei numerosi violini realizzati da Buder.
Passando alle sale di levante, troviamo subito il comò citato sopra e un mandolino che, come specificato nell’apposita didascalia, non è opera di Buder, ma, essendo appartenuto a lui, si ritiene sia stato soggetto per la composizione al vero delle innumerevoli nature morte e altri quadri dove questo strumento compare. Nell’ultima sala infine sono esposte opere dove il soggetto femminile domina, talvolta mostrato nella sua esplicità sensualità, in altri casi come poetico soggetto, sognante e sognato.









